Poeta italiano. Esponente del Crepuscolarismo, ha scritto
versi che risentono, da un lato, dell'opera del Pascoli minore, intimista, e
dall'altro si riallacciano alle esperienze dei simbolisti e dei decadenti
francesi, da Verlaine a Jammes (che fu a sua volta ammiratore di
C.). Le
sue liriche rappresentano un'amara esperienza vissuta e sofferta, la
consapevolezza dell'ineluttabilità del male e la ricorrente illusione di
potersi sottrarre a un destino di dolore. Se talvolta trova accenti di
rassegnazione, confortato dalla fede cristiana, questi hanno un'eco assai
fievole; quando invece si sofferma a fissare, raccolto in se stesso, la sua
breve giornata terrena, trova note di sincero ed elegiaco accoramento, senza
però mai arrivare a toni tragici. Tra le sue opere citiamo le raccolte di
versi:
Le dolcezze (1904),
L'amaro calice (1905),
Le
aureole (1905),
Poemetti in prosa (1906),
Elegia (1906),
Libro per la sera della domenica (1906), tutte riunite nel volume postumo
Liriche (Roma 1886-1907).